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Descrizione

VAGENNI, GALLI e ROMANI
Allorchè il Piemonte non era che boscaglia e palude, ove risuonava frequentemente il ruggito dell’orso, questi luoghi venivano invasi dai Liguri-Vagenni che ne furono i primi abitanti, e poi dai Galli che vi avrebbero fabbricati i primi forti o castelli; subirono l’influenza di Roma, poiché nell’agro Pancalierese si trovano antiche armature Romane e monete coll’effige di Diocleziano, Gallieno, Aureliano, Antonino e Valeriano Imperatori.
In Pancalieri una via è ancora detta Romana e una regione chiamata "Justitie" (luogo dove forse si amministrava la giustizia. (Casalis, Stroffarello, Mattalia, op. cit.)

I LONGOBARDI
Dopo l’invasione dei Galli avvenuta circa il 589 a.C.; dopo l'evangelizzazione cristiana che dovette avvenire assai presto, data l’importanza e romanità di questi luoghi, per opera forse dei SS. Calimero, Dalmazzo, Siro, Eusebio e Martino di Tours o loro seguaci; noi dobbiamo portarci all’invasione dei Longobardi avvenuta nel 568 dopoCristo, provenienti dalla Germania e guidati da Alboino loro Re.
Alcuni furono uccisi dagli invasori, altri fuggirono; pochi rimasero a coltivare i terreni, che ritornarono in breve a rivestirsi di boscaglie, paludi, rigagnoli, gerbidi e pascoli.

CURTIS DE PANCALERE
Si chiamò così il villaggio di Pancalieri sotto i Longobardi. La corte era una cittadella fortificata con Castello mura bastioni e fossati, dove abitavano i Signori vassalli e costituiva con la Pieve sorta pure in questi tempi, il centro delle case (fatte allora di terra, assicelle, rami, tronchi e paglia) dei coloni e villici da loro dipendenti.
In una carta di Federico Imperatore del 1159 in favore del Vescovo di Torino è pure nominato un monticello: "Curtem de pancalere cum plebe et toto monte" (Gabotto e Barberis: Carte arch. Arciv. Torino Doc. XXIV pag. 21).

CARLO MAGNO
I Longobardi furono vinti da Carlo Magno che nel 772, superate le Chiuse, venne in Italia coi suoi Franchi, atterrò la potestà dei Duchi e divise il Piemonte in cinque contee che assegnò ai più fedeli dei suoi compagni.
Pancalieri rimase compreso nella contea di Torino, compresa in quella di Susa, che si estendeva da Sestrières e Moncenisio fino a Curte Dulfia ossia Brandizzo.

FEDERICO BARBAROSSA
Nella guerra fra Federico Imperatore di Germania, detto Barbarossa, e le città lombarde Umberto III di Savoia si schierò dalla parte dei liberi Comuni. Federico Barbarossa tolse allora a Umberto la sovranità e i diritti sulla contea di Torino, per darli a Carlo Vescovo di Torino che teneva per lui.
Umberto di Savoia dichiarò guerra al Vescovo di Torino e al Marchese di Saluzzo. Le due armate si incontrarono così nel 1173 presso il castello di Pancalieri e la cascina Ruscalla. La battaglia fu dura e sanguinosa: Tommaso I di Savoia successo a Umberto, ottenne, per mezzo di Bonifacio di Monferrato suo Zio, la liberazione del bando imperiale che aveva colpito suo padre nel 1188.Ma Arduino Vescovo di Torino oppose a Tommaso i privilegi concessigli dal Barbarossa. Si venne ancora alle armi; Arduino fu vinto, fatto prigioniero, e perdette la Signoria su Torino, Pancalieri e altri paesi.

L’ASSEDIO di PANCALIERI
Giacomo di Acaia, signore del Piemonte in lotta col Marchese di Saluzzo, nel 1364 venne personalmente a mettere assedio a Pancalieri con due troie e tre trabucchi e chiese grandi rinforzi di uomini per erigere dinanzi al castello una bastia e scavare un fosso largo venti piedi e profondo un tiro di trabucco, per questo lavoro si richiedevano 60 uomini ogni dodici tiri di trabucco in lunghezza.
Baldassarre di Galbiate, ambasciatore di Barnabò Visconti di Milano, Bonifacio della Motta, rappresentante di Amedeo VI di Savoia detto il Conte Verde, vennero in Piemonte per stipulare con Giacomo d’Acaia una tregua di otto mesi. Vi riuscirono il 14 aprile alle seguenti condizioni; 1) Che nessuno offendesse le terre e persone del Marchese di Saluzzo e suoi aderenti; 2) che nessuno entrasse in Pancalieri, Polonghera, Villa e Lagnasco; 3) che nessuno potesse dimorare in questi luoghi con o senza mercanzie; 4) che solo i Romagnano potessero circolare liberamente nel territorio di Pancalieri e Castel Rainero; 5) che nessun uomo e signore dei suddetti quattro paesi potesse fermarsi a far mercato nelle terre degli Acaia e i suoi aderenti; 6) che tutti quelli del Marchesato di Saluzzo potessero venire nei paesi degli Acaia, ad eccezione dei quattro suddetti.
Dalla parte del Marchese di Saluzzo erano: Manfredo, Teodoro, e Galeazzo di Savoia; Federico, Priore di Murello, i signori Faletti e Provana, l’abbate di S. Costanzo di Dronero coi loro uomini.
Alleati del Principe di Acaia erano: il Siniscalco e la terra Regia; i Vescovi di Asti, Alba e Torino con le loro terre, sudditi e vassalli; il Prevosto e la villa di Lombriasco.
Passati gli otto mesi Giacomo d’Acaia riprese l’assedio e nel 1365 a capo del suo esercito annunzia al Castellano, esercito, Consiglio, Giudici e savi di Moncalieri che si trovava dinanzi a Pancalieri con due troie e tre trabucchi per espugnare quel luogo. Li sollecitava quindi ad inviare rinforzi e ordinava di far venire tutti gli uomini rimasti a casa, sotto pena di venticinque fiorini a testa, per poter circondare col suo esercito Pancalieri in modo che non potesse più uscire persona viva. Ordinava pure di portare delle pietre al suo esercito, volendo erigere la bastia dinanzi al castello di Pancalieri; i lavoratori coi necessari strumenti dovevano trovarsi per l’indomani sul luogo. (Gabotto Somm. Arch. Com. Monc. E Misc. It. Vol. V Sez. III).

I VISCONTI di MILANO
Coll’amicizia dei Marchesi di Monferrato e di Saluzzo in lotta con Giacomo di Acaia, avevano occupato alcune terre del Piemonte fra cui; Lombriasco, Cavallermaggiore, Levaldigi ecc. e avevano conseguito la superiorità sui luoghi di Pancalieri e Polonghera. L’undici aprile 1379 Barnabò Visconti faceva donazione di detta superiorità sui luoghi di Pancalieri e Polonghera al Conte Amedeo di Savoia, ordinando ai feudatari di detti luoghi di riconoscere il Conte e prestare a lui quella fedeltà che erano tenuti a prestare ai Visconti di Milano.
Nel 1448 Francesco Sforza, Signore di Milano, ricevette Guglielmo di Monferrato e promise di dargli molte terre e aiutarlo nella conquista di altre fra cui i feudi dei Provana con Pancalieri e Polonghera.

OCCUPAZIONE degli ACAIA
Fra Antonio Provana Cavaliere di Rodi e suo cugino, signori di Pancalieri, rimasero fedeli a Tommaso di Saluzzo nelle differenze che questi ebbe con Lodovico d’Acaia. Anzi ricorsero al signore di Milano perché mandasse a loro aiuti in danno del Principe di Acaia. Lodovico si sdegnò aspramente per questo e spedì nel 1409 contro i due Provana buon nerbo di truppe sotto la scorta di Boccicaldo Generale dei Francesi, che l’anno prima si era alleato con lui. Sconfisse i due Provana e li respinse al di là dei monti. Allora Lodovico Costa di Chieri, coll’esercito del principe Ludovico, venne ad occupare il Castello di Pancalieri. Pancalieri si arrese nel 1410. La resa diede argomento ad una poesia in dialetto, che si conserva manoscritta negli Archivi di Torino e venne stampata da Datta nella Storia degli Acaia e riprodotta dal Vallauri nella Storia della poesia in Piemonte:

Que tuyt temps era fronter
E de tute mal ne stay fontana
Per mantenir la baussana,
E al pays de peamont trater darmage
E li seignour de chel castel naven lo curage,
Ora le bon princi de la Morea Luys
E li a descazà e honorevolment conquys
Que ogla so ost ferma
E tut entorn environa
De gent dapè e de gent d’arme
Un’erent trey conglant e quattre bombarde.
Ma per la vertuy de Madona Luysa
Chel castel a cambia devisa
Se che l’an mille CCCCXIII hore
Lo mercol a dy vint nof de ottoure
Chil de castel se sont rendù
E a la mercy del dit Princi se son metà
Que gli a dintre sue gent manda
E la sua bandiera su lo castel an an butà,
La qual na la banda brocca traversa
En criant aute vox mica lo princi e part versa
Al qual Dieu per la sua bontà
Longament dea vittoria e bona santà.
(Casalis, op. cit.)

Ludovico d’Acaia conquistato Pancalieri, con atto del 1411 lo dona a Filippo suo figlio naturale insieme con Osasio e Castel Rainero e il 14 febbraio 1416 lo donò ad un altro figlio naturale di nome Ludovico. L'investitura avviene nel castello di Pinerolo alla presenza di Manfredo Marchese di Saluzzo, Pietro Beggiamo, Francesco Devalderario e il Tesoriere Ludovico Costa (Casalis, op. cit.).

Gli STATUTI di PANCALIERI
Furono pubblicati e posti in osservanza il 31 agosto 1433.
Incominciavano così: "Stabilita fuerunt, et sunt pro comune, hominibus et universitate loci Pancalerii, ad gloriam Sancti Nicolai patroni et protectoris Pancalerii, ad statum et exaltatione Illustrissimi Principis et Excellentissimi Ducis Sabaudiae, et pro Domino Ludovico de Acaja, Domino Racconixii, Caburri et Pancalerii. (Furono stabiliti e sono per il comune, uomini e per tutto il luogo di Pancalieri, a gloria del patrono S. Nicolao, protettore di Pancalieri, per lo stato ed esaltazione dell’illustrissimo ed eccellentissimo Duca di Savoia e per il Sig. Ludovico d’Acaia, signore di Racconigi, Cavour e Pancalieri).
Erano scritti tutti in latino e trattavano: Anche le feste da celebrarsi solennemente in Pancalieri oltre quelle consuete della Chiesa. La festa più solenne che si celebrava era quella di S. Nicolao. Chi non le osservava era soggetto a multe. Così pure venivano multati chi bestemmiava il Signore, la Madonna e i Santi. Altri articoli riguardavano altre mancanze di furto, violenza ecc. In breve gli Statuti avevano regole per il buon governo e funzionamento di un paese cristiano per bene.

SACCHEGGIO e BARBARIE
Nel 1486 Claudio di Savoia, Signore di Racconigi, Pancalieri, Cavour, Osasio e Castel Rainero, si collegò col Marchese Ludovico di Saluzzo per marciare contro il Duca Carlo di Savoia e invadere il Piemonte.
Claudio aveva già occupato Sommariva e Fortepasso, quando il Duca di Savoia per vendicarsi gli piomba addosso con un esercito di 25.000 uomini. Occupa Pancalieri, prima piazza di Claudio e la fa saccheggiare barbaramente dalle sue truppe: in men che si dica le case furono preda delle fiamme, la gente in preda alla disperazione e al terrore; i soldati del Marchese di Saluzzo che presidiavano Pancalieri vennero tutti impiccati alle porte del villaggio, e al comandante Manfredo di Beinasco fu tagliata la testa e portata in trionfo come trofeo di vittoria.

I FRANCESI
La guerra tra Francesco I di Francia e Carlo V imperatore per la successione del Monferrato, che secondo antichi patti spettava al Duca di Savoia, si svolse quasi tutta in Piemonte. L’11 Febbraio 1586 l’esercito di Francesco I occupò la Savoia, Pancalieri e le altre terre del Piemonte. Il Duca Carlo III, da Vercelli dove era fuggito, scrisse per aiuti a molti amici. Gli Sforza di Milano mandarono a lui 2000 uomini, quelli di Berna e di Friburgo 2000 Svizzeri, il Conte di Gruere e quel di Oronte suo fratello 1200 soldati, Amedeo di Valperga 50 uomini d’armi e quei di Vercelli 100. Con queste forze il Duca di Savoia riconquista nel 1536 Pancalieri ed altre terre, che però ricadono ben presto in mano al nemico. Il Conte di Pancalieri Ludovico di Savoia fu lasciato a Torino a capo del presidio, ma di lì fuggì il 25 marzo 1537 e si rifugiò con la famiglia e alcune squadre imperiali a Vercelli. Il misero Piemonte rimane occupato dai Francesi e parte dagli Imperiali che vi rimasero per lungo tempo guerreggiandosi fra loro. Nel 1543 Pirro Colonna cittadino Romano comandante le truppe imperiali, Cesare Napoletano e Carlo Gonzaga prefetto dei Cavalieri, si fermarono a Vigone. Attaccata battaglia, i Francesi occuparono Pancalieri Piobesi e Virle coi loro castelli e si aggirarono per parecchi mesi coi loro eserciti in Pancalieri, Vigone, Carignano, La Loggia, Cercenasco, Carmagnola ecc. finchè nella celebre battaglia di Ceresole i Francesi vinsero gli imperiali e riconquistarono Pancalieri e le terre perdute. La battaglia di Ceresole ebbe luogo il 14 aprile 1544 e i Francesi erano comandati dal Duca d’Enghien. Col trattato di Crespy a ciascuno fu restituito il suo.

Il SIGNORE di PANCALIERI IMPRIGIONATO
Nel 1551 furiosamente si riaccese la guerra fra Enrico II di Francia, successo a Francesco I e Carlo V di Germania. I Francesi erano comandati dal Maresciallo Brissac, i Tedeschi e gli Spagnoli da Ferrante Gonzaga.
Il 23 Maggio 1554 verso mezzogiorno il Signore di Pancalieri e di Racconigi, Filippo di Savoia, venne preso fra Pancalieri e Vigone, e con Basilio Greco, ex Abate di Caramagna e Gregorio Marchisio di Vigone, venne condotto prigioniero nella fortezza di Volpiano, tenuta dagli Spagnoli. (Miolo). Il ducato di Savoia poteva dirsi distrutto; le sue sparse membra erano occupate di qua dell’Alpi da Spagnoli e Francesi, di là da Francesi e Svizzeri. (Oscar Pio). Durante queste guerre le truppe Piemontesi erano accampate a Pancalieri: in questo tempo fu derivato un canale dalle acque del rivo Angiale, che porta ancora il nome di bealera di Savoia, e serve ora a irrigare i prati.

ORDINATI della COMUNITA’
Restaurato il ducato Sabaudo da Emanuele Filiberto, il successore Carlo Emanuele di Savoia, riprese la guerra contro Enrico IV di Francia alleato coi Tedeschi. Nel 1592 Lesdiguierès generale Francese, assalì fieramente il Piemonte, occupando Bricherasio e Cavour. La lotta durò nelle nostre terre fino al trattato di Vervins, nel 1598. Intanto il comune per salvaguardare Pancalieri ordinava: il 14 giugno 1594 di far barricare nelle strade e fortificare il castello e preparare gli archibugi; stante i pericoli di guerra, per difendersi dalle scorrerie dei Francesi, si deputavano 12 abili guardie in difesa del castello. Il 28 dello stesso anno il consiglio comunale ordina di incaricare un provveditore della biada,fieno, pane, vino e altre cose necessarie al mantenimento della compagnia di guardia del castello di None. Il 10 gennaio 1595 vengono scelti 50 soldati in ordine di guerra per difendere la porta della Comunità: i soldati son tutti nominati nel verbale. Il 16 dello stesso mese altri 50 vengono scelti per difendere i forti di Vigone e Macello. Nel 1598, il 13 dicembre, il consiglio comunale proibisce seriamente di uscire di notte dal paese, eccetto che per certi motivi . . . . . e ordina che tutti devono passare per entrare e uscire per i "quadri" (cioè porte) del paese;di suonare ogni sera la ritirata a un’ora e mezza di notte con "cinquanta botti" di campana. Chi non fosse entrato o uscito da Pancalieri per le porte stabilite o altri luoghi dopo il suddetto coprifuoco, incorreva nelle pene stabilite. I quadri o porte stabilite per entrare o uscire da Pancalieri erano: la porta di S. Rocco della Pieve, della Ressia e altre.
Ad ogni porta vi era una guardia di giorno e di notte; due altre guardie "campari" (campestri) dovevano vigilare giorno e notte per l’osservanza di tali ordini. Dell’8 dicembre dello stesso anno si ha una lettera della Marchesa di Racconigi che domanda al comune di Pancalieri qualche cosa di elemosina essendo tempo di contagione. La comunità di Pancalieri manda "due carrate" (carri carichi) di grano bello" per amor di Dio e le imbarca sul Po. Per ordine del cancelliere magistrato della pubblica carità, manda pure quaranta sacchi di grano, al Valentino di Torino da pagarsi sei mesi dopo cessato il contagio.Il 7 gennaio 1599 il duca di Savoia ordina al Comune di Pancalieri di prendere delle barche a Moncalieri per condurre sul Po un dato numero di quintali di grano per suo conto. (Queste notizie sono state raccolte dal Pievano Giovanni Boccardo).

LA PESTE
Morto l’ultimo dei Gonzaga Marchesi di Mantova e Monferrato, risorse la guerra per la successione di Monferrato. I Francesi che sostenevano il Duca di Nevers contro i Savoia, nel marzo del 1629 occupavano Susa e il 28 luglio Vigone, Pancalieri, Lombriasco e altre terre portando la peste e la carestia. Il vino ascese a cinquantasette lire la brenta e il grano a cinquantasette lire l’emina. (Miolo: Cronaca). La peste aveva già desolato il Piemonte nel 1598 e 99, ma nel 1630 fu tanto crudele che "molte persone mentre camminavano e discorrevano cadevano morte come percosse dal fulmine, altre avevano tempo di chiedere una seia e subito morivano senza alcun segno esterno del morbo; altre erano gravate di carboni, bubboni, tacche e patecchie" (Bernocco, op. cit.). Per paura di incontrare la peste si dava da bere agli appestati con una lunga pertica munita di un recipiente in punta. (Audrito, op. cit.). Gli appestati giacevano abbandonati qua e là nelle case, per le vie e nei boschi. I cadaveri insepolti e in vari luoghi ammontichiati esalavano esiziali fetori. (Bernocco op. cit.). Dai libri comunali di Pancalieri risulta che la peste ebbe ivi origine dai Tedeschi quivi stanziati circa il 21 maggio 1630. Il morbo fu tanto crudele che pochi restarono vivi. Dai manoscritti dei Cappuccini si legge: "Il povero Pancalieri è distrutto dalla guerra e ormai dalla peste, essendo morti prima quei della plebe e ora quasi tutti i principali". I sindaci di Pancalieri con una lettera del 12 novembre 1630 domandarono aiuto al provinciale dei cappuccini deplorando la miseria di questi abitanti che da quattro mesi sono restati senza Messa e senza confessioni. In altro luogo si legge: "Pancalieri è all’estremo" (Casalis – Montù, arch. Conv. Capp. Madonna di Campagna Torino Pag. 20 e 21, 56. 65). Morirono di peste il Pievano D. Graziolo, tutti i sacerdoti e Cappuccini. Dai registri Parrocchiali risulta che i morti furono: 15 in aprile 40 in maggio, 52 in giugno, 42 nella prima metà di luglio. L’ultimo battesimo è registrato il 9 aprile 1630; l’ultimo matrimonio assistito da D. Graziolo l’11 febbraio 1630; se ne ha poi un altro il 30 novembre 1630 assistito dal pievano Putens. Vi è poi nei registri una lacuna fino all'’11 Agosto 1631. (Arch. Parr).

PANCALIERI OCCUPATA dai FRANCESI
L’armata dei Francesi si tratteneva a Pinerolo, quella dei Savoia era fortificata in Pancalieri, il 20 agosto 1630 il duca Vittorio Amedeo si oppone al passaggio dei Francesi al ponte di Carignano. Distrutto il ponte, le due armate si trovano separate dal fiume. Quella dei Francesi si ritira in Pancalieri e Virle (presso la cascina S. Paolo), in attesa dell’arrivo delle truppe condotte dal maresciallo Descomberg. In questa occasione i Francesi dopo aver occupato Pancalieri incendiarono il forte Castello che sorgeva a mezzodì e di esso non lasciarono più che rovine (Audrito, op. cit.).

SACCHEGGIO e DEVASTAZIONE
Nel 1690 scoppia la guerra per la successione di Spagna. Pinerolo cade nelle mani di Luigi XIV che spadroneggia in Piemonte.
Perduta la battaglia presso Staffarda da Vittorio Amedeo di Savoia, l’armata Francese si rovescia su Villafranca, Pancalieri, Lombriasco ecc. portando il terrore e la devastazione. Castel Rainero vien dato alle fiamme e distrutto. "Se le furie infernali, scrive il Bolla, fossero uscite dagli abissi colle fiaccole a incendiare il paese, non vi avrebbero fatto più guasto che i soldati del generale Catinat. Fumavano le terre raccolte, fumavano i casolari sparsi . . . e chi non era presto ad obbedire pagava la resistenza col sangue." Vittorio Amedeo riprende la guerra contro i Francesi nel 1703. Dopo varie peripezie, col sacrificio eroico di Pietro Micca, riporta una strepitosa vittoria sulla Francia nel 1706. Fallito il tentativo di prendere Torino, l’armata Francese si riversa sulle nostre terre ed a Brillante dove si ferma dal giugno a luglio fa scorrerie e devastazioni sui territori di Lombriasco, Castel Rainero, Pancalieri e fino a Casalgrasso, ma senza oltrepassare il Po, distruggendo e rubando grani, fieni, canape e marsachi. (Cuniberti, Storia di Lombriasco). L’armata Francese era capitanata dal generale La Feuillade.

IL COLERA
Nel 1854 infierì in Pancalieri il "cholera morbus" menando considerevole strage. Si ripetè dal luglio al settembre 1884 mietendo una cinquantina di persone. Al lazzaretto di Pancalieri si distinsero nell'assistenza ai colerosi le Suore Giuseppine e i Sacerdoti della Parrocchia. I colpiti furono 62, fra cui il nonno di chi scrive Tuninetti Nicolao fu Antonio. (Dott. Berlenda, op. cit.)

IL CASTELLO
Era situato a mezzogiorno del paese nel campo adiacente alla distilleria Charles, detto appunto "campo del castello". Quivi furono trovati e si trovano tuttora mattoni e materiali di costruzioni antichissime. I Galli valicate "invias alpes" (le inaccessibili Alpi) e invaso il Piemonte nel 580, si vuole da alcuni storici che fra i primi forti o castelli, abbiano fabbricato pure quello di Pancalieri. Penso che non sia da escludere senz’altro questa asserzione perché le murature romane verificate potrebbero aver sostituite, o fortificate quelle dei Galli. Nella demolizione del Castello si sarebbe trovato una moneta dell’Imperatore Commodo, che regnò dal 180 al 192 dopo Cristo; altre monete degli Imperatori Diocleziano, Gallieno, Aureliano, Antonino e Valeriano ritrovate nel territorio provano che i Romani ebbero molto da fare a Pancalieri e che Pancalieri doveva essere in quei tempi un centro molto importante. Il castello di Pancalieri è nominato nelle carte di Federico Barbarossa in favore dei Romagnano nel 1163. Era molto vasto e di grande importanza, cinto da poderose mura e profondi fossati, Incominciò a decadere nel secolo XII e decadde intieramente nel XIII a causa delle molte guerre che vi si combatterono. Venne ricostruito in seguito e nei secoli XIV, XV e XVI lo troviamo fra i più importanti del Piemonte, munito di torri, bastioni e fossati tanto da poter resistere ai frequenti assalti nemici di cui si è detto nelle pagine antecedenti. Nella camera maggiore di esso il 19 ottobre 1400 riceveva l’investitura Valeriano figlio di Tommaso Marchese di Saluzzo. A causa delle inondazioni, pestilenze e guerre decadde nuovamente, finchè nel 1630 venne incendiato dai Francesi e poco vi rimase. In principio nel 1800 fu demolito completamente e coi mattoni si fabbricò il cosidetto "Ghetto degli Ebrei". Il Pievano D. Cravero ritrovò un quadro del castello che si conserva ora in casa parrocchiale. Nel castello vi era pure la cappella gentilizia; l’icona di quella cappella andò in possesso di un certo Antonio Ponte.

IL CASTEL RAINERO
La sua costruzione, se non è anteriore, risale almeno al secolo XI, perché nel 1163 Federico Barbarossa lo conferma a favore di Guido e fratelli Romagnano. Era Castel Rainero un feudo rustico e indipendente, munito di torri e recinto. Anche qui avvennero sanguinosi scontri e combattimenti, nel 1163 e 1165; così pure nelle continue guerre successe prima del 1409 contro Osasio e Castel Rainero muniti di rocche.
Trovandosi poi Castel Rainero e Osasio assai decaduti per le continue guerre, furono riuniti alla giurisdizione di Pancalieri, dalla quale furono di bel nuovo separati appena poterono risorgere a migliori condizioni. Nella regione Podi, propriamente riconosciuta dalla storia col nome di Podio di Castel Rainero, detta ora altura dei Podi, oltre la bealera della Viassa, alcuni frantumi di antichi mattoni e vecchie armi e vari altri vetusti arnesi, come ancora ossa di cadaveri che di tempo in tempo si rinvennero, inducono a credere che in questo luogo fosse stanziata della truppa e siano venuti fatti d’armi negli anni 1165 1410 e 1486 in cui successero diversi combattimenti contro Pancalieri mossi dal Principe d’Acaia e dal Duca di Savoia.
Questo sito sul cammino fra Virle e Castel Rainero, rialzato e sano era infatti adatto al bivacco delle truppe, mentre dalla parte di Castel Rainero e Pancalieri le terre erano paludose e non adatte allo stanziamento di truppe. Castel Rainero venne preso dai Francesi sul finire del secolo XVII, dato alle fiamme e distrutto.
L’attuale castello, ora in decadenza e disabitato, venne costruito all’inizio del secolo XVIII, da Antonio Turinetto di Priero e la costruzione venne a costare £. 10.000. Il valore del feudo di 428 giornate era di 79.000 lire. Verso la fine del secolo scorso si ricostruì il muro a notte della scuderia e cucina del castello. Nel suo antico recinto si vedono ancora la ghiacciaia, la peschiera e qualche rudero. Rimane inoltre dell’antico Castel Rainero la casa Vallero, che era forse l’abitazione di qualche nobile Consignore del luogo. Si scoprono talora nei campi vicini rottami e fondamenta di antiche costruzioni distrutte. Vi era pure un’altra cappella, ora scomparsa, dedicata a S. Pietro d’Alcantara, pavimentata, col solaio e i muri imbiancati, ampia e decente, situata sul crocicchio della via Castel Rainero, Lombriasco, Osasio, ora detto "Le Pere". Era di proprietà del conte Brichanteau di Orio, consignore di Castel Rainero. (Audrito, Casalis, Guasco, op. cit. Arch. Marchesa Della Valle Tor. e Arciv. Tor.).


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