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Descrizione

Le opere di derivazione di acqua, nelle loro strutture fondamentali, risalgono al Medioevo. Esse fanno capo alla risorgiva detta Angiale che nasce sul territorio di Vigone. Mediante un antichissimo "partitore" (paratia) i 2/5 delle acque dell'Angiale erano divertiti verso Osasio ed i restanti 3/5 proseguivano verso Pancalieri, prendendo appunto il nome di Pancalera.
La "bealera maestra" o Pancalera si ripartiva quindi in 3 "bealere" dette dei prati una decorrente verso est (1/3 dell'acqua) e due verso nord (2/3 dell'acqua), spartite dalla paratia detta di Biancardo, costruita forse nel 1596.
Nel 1445 Ludovico di Savoia-Acaja aveva concesso in enfiteusi alla comunità e uomini di Carignano "la bealera che dal partitore (andava) alli molini di Pancalieri e da questi al Po, con facoltà a Carignano di farsi un alveo e farla andare a Carignano per beneficio del suo territorio". In un contratto del 1485 si affermava che Pancalieri "già da lungo tempo era in pacifico possesso di prender acqua per i prati e canape dalla bealera grossa di giorno e di notte in tutti i giorni feriali da un vespro all'altro per mezzo di un reboco". Anteriormente alla bealera di Osasio fu costruita nel Cinquecento un'altra derivazione dall'Angiale detta "bealera di Savoia".
A Pancalieri, il prato stabile irriguo trovò la sua prima diffusione nel Basso Medioevo rendendo possibile il raggiungimento di un nuovo livello di produzione. Infatti, consentendo lo sviluppo dell'allevamento stabulare si moltiplicava la disponibilità di forza lavoro animale e di concime con un aumento di produttività legato appunto alla più frequente lavorazione del terreno ed al suo maggiore ingrasso, alla possibilità di passare quindi a rotazioni più lunghe della biennale. D'altro canto era possibile aumentare la superficie a campo riducendo l'incolto (pascolo). In tal modo si mantenevano in vita più uomini e più animali senza compromettere il delicato equilibrio tra alimentazione umana ed alimentazione animale.
Ogni investimento che permettesse di aumentare la superficie o la produttività del prato stabile irriguo non poteva che rappresentare un progresso per l'agricoltura della comunità. Dalla "Pancalera", attraverso le tre "bealere dei prati", si venne sviluppando nel corso dei secoli una rete irrigatoria che assicurava l'irrigazione di tutti i prati stabili della comunità situati in prossimità dell'abitato.
Essa consentiva inoltre la macerazione della canapa la cui coltivazione (insieme alle altre colture primaverili sul campo) già nel Basso Medioevo aveva dato inizio al superamento del sistema a maggese come vuoto produttivo.
Nonostante il precoce impianto del prato stabile irriguo, nel Sei-Settecento si lamentava a Pancalieri una insufficiente produzione di fieno originata, secondo l'opinione dei contemporanei, dalla temperatura troppo bassa delle acque di risorgiva (Angiale) che non consentivano di realizzare tutti e tre i tagli. Tuttavia in occasione delle interviste ai "massari" fatte per la Misura Generale del 1700, si evidenzia come causa la insufficiente disponibilità di acqua nei momenti di maggior bisogno.
Per consentire quindi uno sfruttamento più razionale del sistema irrigatorio, evitando dannose dispersioni, nella seconda metà del Settecento furono investiti diversi capitali nella costruzione e ristrutturazione delle paratie per la distribuzione dell'acqua.
Nel 1783, su progetto dell'ingegnere ed architetto Fenocchio, fu costruita una nuova "balconera" (paratia) di pietra in sostituzione di quella esistente di legno sulla "bealera Blancardi".
Le saracinesche rimanevano tuttavia di legno. L'opera venne eseguita in economia con una spesa di 715 lire, ripartita su 530 giornate di prato traenti beneficio da tale costruzione, secondo un piano di riparto formato da un misuratore.
Su progetto dell'ingegnere Gariglietti del 1784 fu prevista la costruzione di 31 "balconere" di pietra da taglio del Malanaggio (Villar Perosa) ad una sola porta, 2 a 2 porte, e 4 "semplici bocchetti dei prati". I muretti di sostegno erano previsti in "mattoni mezzanella forte in calcina forte di Superga", il lastrico del suolo in "pietra di serizzo". La spesa complessivamente fu di 4692 lire ripartita tra i particolari utenti secondo un piano che teneva conto del rispettivo beneficio che veniva loro non già "..... perchè introducendosi l'acqua ne' medesimi bochetti passi poi ad irrigare li rispettivi prati, ma bensì perchè chiudendosi quelli (bocchetti) si impediscono le dispersioni delle acque, e si fa elevare la superficie di queste in modo che possono introdursi in detti prati e darvi l'opportuno innaffiamento".
Buona parte di tali manufatti nelle loro strutture fondamentali sono ancora tutt'oggi visibili e funzionanti.
La decisione di questo genere di investimento che, alla fine del Settecento, serviva ormai interessi particolari ben costituiti, veniva pur sempre nell'ambito della struttura comunitaria, dominata per altro dalle oligarchie locali. I consorzi privati saranno invece una istituzione ottocentesca.
Nel 1783 il marchese Giuseppe Graneri della Rocca, Gentiluomo di Camera di S.M., residente in Torino chiedeva alla comunità l'autorizzazione a prolungare il canale, che il marchese di S.Michele nel 1745 aveva fatto derivare dal Pellice, fino ad introdurlo nell'Angiale, raccogliendo lungo il percorso gli scolatici dei prati. Si veniva in tal modo ad elevare di 14 once la portata della Pancalera che scorrendo verso Carignano gli consentiva di avere acqua a sufficienza per irrigare ben 100 giornate di prato che egli vi possedeva. La proposta era particolarmente allettante per Pancalieri, perchè aumentava la disponibilità di acqua sia per l'uso dei mulini (nei giorni feriali) che per l'irrigazione dei prati dei "particolari" (nei giorni cosidetti di "Sambòira") senza necessità di sostenere alcuna spesa. Tuttavia 5 "particolari" vi si opposero adducendo il timore di alluvioni nell'abitato (attraversato appunto dalla Pancalera), durante le piene.
Ne seguì pertanto una perizia tecnica dell'architetto idraulico Caretto incaricato dal marchese Graneri a dimostrare l'insussistenza di tali timori, ed una controperizia dell'ingegnere Lovera incaricato dall'Intendente. Il Lovera giudicò infondati tali timori ma, per maggior sicurezza e per allontanare ogni pericolo derivante dall'attraversamento dell'abitato, suggerì di fare scorrere al di fuori le acque aggiuntive, utilizzando un canale già esistente detto delle "Molinette".

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L'Angiale



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