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Pancalieri nei secoli XVII XVIII (di Giacomina Caligaris)
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La Pieve di Pancalieri
La Pieve di Pancalieri
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Descrizione
La serie storica riflettente il movimento demografico (nati, morti, ecc . . .) è stata tratta dai registri rilegati e numerati progressivamente, conservati presso l'attuale chiesa parrocchiale di Pancalieri intitolata a S. Maria. Essi riuniscono i fenomeni demografici che si riferiscono all'intera popolazione della comunità rurale, poichè varie fonti testimoniano, in epoche diverse, la presenza di una sola parrocchia. Pancalieri fu un centro di quell'organizzazione plebana che fin dall'Alto Medioevo era venuta ristrutturando il territorio rurale, soprattutto a nord del 43° prallelo, coll'inquadrare fedeli e terre in una rete di culto e di raccolta di beni (decime), autorizzata dalla diocesi di appartenenza.
Il decentramento del potere politico ed economico nel corso del feudalesimo, determinando il prevalere della campagna sulla città, aveva reso necessario decentrare anche le funzioni religiose dall'unica chiesa madre cittadina (sede vescovile) alle parrocchie rurali o pievi che venivano gradualmente differenziandosi.
La pieve di Pancalieri era tra le più antiche del Piemonte e nel 500 d.C. faceva parte della diocesi di Cavour, che venne poi soppressa dai Longobardi. In seguito entrò a far parte della diocesi di Torino che era sede della Chiesa Cattedrale, del Capitolo dei canonici e del Vescovo, al quale le chiese pagavano periodicamente il "cattedratico". Il territorio diocesano era ripartito in pievi che a loro volta avevano generato chiese e cappelle rurali sul cui clero aveva giurisdizione il pievano.
La chiesa di S. Nicolao, nell'elenco delle chiese che pagavano il "cattedratico al Vescovo di Torino" del 1386, risulta sottoposta alla giurisdizione della pieve di Casalgrasso e solo in quello del 1460 è iscritta come "cura Panchalerii Sancti Nicholay".
Secondo il recente studio del Casiraghi anche la pieve era intitolata a S. Nicolao. Il fatto che sorgesse intorno al 1400 una commenda gerosolimitana intitolata a S. Maria della Plebe non costituisce di per sè prova sufficiente a confermare l'ipotesi del Cuniberti, che essa fosse intitolata a S. Maria.
La chiesa di S. Maria, attuale parrocchia, è nominata in documenti del 1513 come rientrante nei confini della parrocchia di S. Nicolao. Sul portale della chiesa è stata riportata la seguente iscrizione: "In honorem S. Maria Virginis templum hoc seculo XIII erectum cura parochiali S. Nicolao Episcopi sec. XVII auctum est".
Altre chiese (San Rocco, la chiesa dei frati, S. Ambrogio ecc.) furono costruite in epoche diverse tuttavia nel corso dei secoli la parrocchia rimase sempre una sola intitolata a San Nicolao.
I registri parrocchiali sono generalmente tenuti in buon ordine. Quelli dei battezzati, negli anni calamitosi come il 1693 presentano spazi vuoti riempiti con annotazioni successive di battezzati in casa perchè in pericolo di vita: "...relinquis hoc spatium propter dubio quia aliquis tempore non sit hic scriptos qui a multi baptizati sunt domi".
I libri dei morti sono più discontinui nella rilevazione che è parziale negli anni: 1630 (finisce con il mese di luglio), 1640,1641, e 1760-1793.
A far tempo dal novembre 1616 iniziano le annotazioni sull'età di morte per tutti o, più spesso, per buona parte dei deceduti. Quando le rilevazioni sono fatte in lingua volgare esiste qualche incertezza nel distinguere i sessi.
Poichè non sempre i registri indicano l'età del decesso ma soltanto "infans, creature, filius, filia" se minori di 20 anni, "uxor, maritus" se adulti coniugati o il solo nome per gli altri, nel classificare i morti per età si è dovuto usare un modulo di classe assai ampio (minori di anni 20, adulti).
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