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Descrizione

Nato a Corio Canavese il 12 febbraio 1813 figlio di Antonio e di Rastler Maria Catterina.
Avviato al Sacerdozio, fu Prefetto nel Seminario di Chieri. Ebbe fra i suoi alunni S. Giovanni Bosco. Ordinato sacerdote e inviato Vicecurato a Pancalieri, Priore dell'Opera Recipelli, vi profuse i doni di mente e di cuore per ben cinquant’anni.
Fu Sacerdote di grande dottrina, di buone lettere, di costumi soavissimi. Nella moria del 1854, del 1867, del 1884 apparve miracolo di carità. Quando scoppiò il colera nel 1854 se ne stava in Corio, sua patria, a passare le ferie presso la sua famiglia.
Non appena lo seppe troncò ogni indugio e non badando agli incomodi della salute, si ricondusse immediatamente al suo posto, dove appena giunto, diedesi ancor tutto affaticato
dal viaggio, all'assistenza degli infermi e senza curarsi del pericolo proprio accorreva dove il bisogno lo richiedeva. In questo suo affacendarsi accadde una notte che, tornando egli già
esausto di forze da un vicino cascinale, si sentì venir meno per modo che non potendo più reggersi in piedi dovette, come sfinito, lasciarsi cadere sopra un mucchio di ghiaia, e quivi, poiché ebbe preso alcun poco di riposo e ristorata alquanto l’estrema debolezza del corpo ch’egli soleva chiamare giumento, potè ripigliarsi e ritornare alla parrocchia.
Per combattere il pregiudizio particolare che le pozioni prescritte dai medici fossero causa che il terribile male si propagasse, e per dar animo all'inferno ad ingoiarle, le assaggiava degli stesso pel primo, quantunque fossero disgustose.
Si racconta che un giorno Don Canavera s’incontrò per via con un bambino che piangeva per aver rotto la bottiglia con cui andava a comperare, non ricordo più se il latte o l’olio; egli raccolse i cocci della bottiglia rotta, li rimise insieme e la consegnò intatta al bambino. Camminava con gli occhi bassi, confessava cogli occhi chiusi, tutti lo ritenevano un santo, era il confessore specialmente degli uomini.
"Oh Don Canavera!" esclamarono alcune donne anziane interpellate dal Can. Vaudagnotti – c’è da consolarsi al solo pensarci! . . I malati? Sapeva trasportarli in paradiso prima che morissero! . . Tutti poi volevano andare da lui a confessarsi. Sapeva fare raccomandazioni che ottenevano dritto dritto il loro effetto. L’autorevolezza del suo carattere sacro e dell’età veneranda si raddolciva nella giocondità dello scherzo che gli fioriva sulle labbra. Se talvolta lo sorprendeva un moto d’impazienza subito si ripigliava". Egli era stretto in intima amicizia col maestro comunale Don Cesare Belmondo e col piissimo Mons. Sebastiano Gaido. Si addormentò nel Signore l’11 dicembre 1888 in età di 75 anni e 10 mesi. I Pancalieresi d’ogni ordine lo accompagnarono alla sepoltura piangendolo come Padre, invocandolo come Santo (Sepolto nel cimitero il giorno 13-12-1888).
Sul sepolcro un’iscrizione di Vincenzo Lanfranchi ne ricorda le doti e le benemerenze. Presso il suo confessionale è stato eretto un busto di marmo con la seguente epigrafe del Lanfranchi. (Note: 1) Can. Vaudagnotti: Vita del Can. Boccardo p. 28

2) Testimonianze di Tuninetto Francesca di Pancalieri, che l’ebbe conosciuto.

A Don Ignazio Canavera
sacerdote di insigni esempi
noi cittadini di tutte le classi sociali
l’anno 1891
questo ricordo marmoreo
riproducente le sue fisiche sembianze
abbiamo eretto qui
presso il tribunale di penitenza
dove terse le lagrime di tanti infelici
e tanti erranti ritornò alla via del bene.
Era nato a Corio Canavese
il 12 febbraio 1813
prestò al Pievano l’opera sua indefessa
per 50 anni e otto mesi
si addormentò nella pace dei giusti
il 10 Dicembre 1888.

(Traduzione dell'epigrafe di V. LANFRANCHI, posta vicino al confessionale).

Foto

Don Ignazio Canavera



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